In quest’articolo parliamo di neomamme, di tutte quelle donne che stanno affrontando un nuovo ruolo nella vita: essere mamma. Avere un figlio, momento tanto desiderato, fantasticato, idealizzato. Iniziamo ancor prima di averlo in grembo a fantasticare sul come sarà bello essere mamma, come sarà idilliaco vederlo dormire, allattarlo, giocare con lui, coccolarlo, cantargli la ninna nanna, sentire il suo respiro, sentire il suo odore ecc. Peccato che questo sogno, questa bellissima immagine che ci siamo a lungo costruite all’improvviso, svanisce! Ma nessuno ci aveva avvisate!
Siamo a pochi giorni dalla nascita del bambino, alcune ancora traumatizzate e doloranti per un parto estenuante, altre hanno avuto un parto relativamente tranquillo ma sono ugualmente provate per l’ospedalizzazione e per i cambiamenti che all’improvviso si ritrovano a vivere. Quel mondo così bello e ovattato che avevano costruito è ben lontano dalla realtà: il bambino piange, va allattato, cambiato, ha le coliche, va lavato (come si fa?), soprattutto per le primipare è tutto un rebus da risolvere. Di notte si dome poco: ha mangiato? Il ruttino e poi? Controllano e ricontrollano la culla per vedere che respiri e che stia bene. La propria vita cambia: cambia la relazione con il partner, non c’è più tempo né per le amiche né per se stesse, a volte è difficile anche farsi una doccia! Come se tutto questo non bastasse, nella loro casa c’è un via vai di gente, ognuno viene a conoscere il piccolo arrivato e a complimentarsi e loro con il miglior sorriso che riescono a mostrare accolgono tutti! Molte donne si chiedono: “quell’esserino è proprio nostro figlio? Siamo sicure?”. A volte si chiedono se siano realmente felici e chiederselo fa quasi paura, hanno paura di dire a se stesse che in fondo non lo sono, forse stavano bene prima, non si aspettavano sarebbe stato così. Vedono le altre mamme felici, le vedono passeggiare al parco, fare la spesa, gestire la casa, uscire con il proprio marito e sembrano tutte felici; così aumenta il proprio senso di vergogna, di inadeguatezza, di tristezza, una tristezza interiore, profonda, viscerale, una tristezza che si tenta di mascherare in ogni modo perché pensano che nessuno possa comprenderle, lei: unica madre indegna! I pensieri iniziano a mescolarsi con i pianti, pianti nascosti, pianti celati dietro smaglianti sorrisi perché nessuno può capire, nessuno deve sapere. Realizzano che nella vita puoi tirarti indietro davanti a tutto: un lavoro, una relazione, una casa, una macchina, puoi cambiare gran parte delle situazioni, ma un figlio NO! Un figlio è per sempre loro e loro sono le uniche (insieme ai mariti) responsabili della sua sopravvivenza e del suo benessere, anche se non si sentono capaci, anche se non si sentono ancora mamme. Nel 50-80% delle neomamme queste emozioni contrastanti e questi pensieri durano pochi giorni, insorgono solitamente tra il 2°-3° giorno dopo il parto e scompaiono intorno al 10° giorno. Si sperimenta: ansia, stanchezza, frequente instabilità dell’umore pianto, ipersensibilità. (Questa condizione viene definita “Maternity Blues” o “Sindrome del terzo giorno). Quando questi sintomi perdurano a lungo, non si attutiscono ma si incrementano: maggiore irritabilità, umore depresso e crisi di pianto, potremmo essere di fronte ad una “Depressione post-partum”. La condizione di depressione può avere effetti negativi sulla vita sia della mamma che del bambino. Molte ricerche mostrano che bambini di mamme depresse sono più irrequieti o hanno disturbi dell’alimentazione o del sonno, inoltre sono esposti a maggiori rischi nello sviluppo psicologico e intellettivo. Cosa fare in questi casi? L’ideale sarebbe parlarne e consultare uno psicologo che definirà una terapia adeguata.
Voi neo-mamme che state leggendo, quanto riuscite ad identificarvi? (Potete scrivermi anche in privato se non va di esporvi). Culturalmente ci hanno insegnato che avere un figlio è un’esperienza fantastica e sicuramente lo diventerà ma non subito, non subito dopo aver partorito, non si diventa mamme all’improvviso! Sapete di cosa stiamo parlando?
Dott.ssa Desirè Roberto
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